Poco meno di duemilacinquecento anni fa, nel clima della grande cultura greca antica, Platone aveva previsto il degrado della società che stiamo vivendo e non di meno ne aveva decretato le conseguenze. Forse non aveva intuito perchè i governanti di oggi agiscono come lui aveva previsto così in anticipo: non per debolezza, ma per arricchirsi alle spalle del popolo drogato da un falso benessere.“Quando un popolo, divorato dalla sete della libertà, si trova ad avere a capo dei coppieri che gliene versano quante ne vuole, fino ad ubriacarlo, accade allora che, se i governanti resistono alle richieste dei sempre più esigenti sudditi, son dichiarati tiranni.
E avviene pure che chi si dimostra disciplinato nei confronti dei superiori è definito un uomo senza carattere, servo; che il padre impaurito finisce per trattare il figlio come suo pari e non è più rispettato, che il maestro non osa rimproverare gli scolari e costoro si fanno beffe di lui; che i giovani pretendono gli stessi diritti, le stesse considerazioni dei vecchi e questi, per non parer troppo severi, danno ragione ai giovani.
In questo clima di libertà, nel nome della medesima, non vi è più riguardo né rispetto per nessuno. In mezzo a tale licenza nasce e si sviluppa una mala pianta: la tirannia”.
(Platone 427,348 a.C. - La Repubblica - libro VIII)
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