Oggi ricorre il decimo anniversario della strage di Nassiriya.
Quel 12 novembre 2003 in cui, assieme ai 19 militari italiani caduti, l'Italia ha perso la speranza di guadagnarsi un posto nel palcoscenico internazionale assecondando i capricci americani.
Coloro che nel proprio cuore hanno sempre un posto per la Patria, sanno i nostri 19 militari sono stati sacrificati per una guerra sbagliata, per l'illusione di una gloria di seconda mano, per far sentire i nostri politici all'altezza degli altri.
Non avevamo nessun altro motivo per andare in Irak se non quello di lenire il complesso d'inferiorità dei nostri governi.
Un giorno guerrieri privati delle armi in territorio di battaglia, il giorno dopo crocerossine impegnate a raccogliere profughi nel mare di Sicilia, questo è il destino decretato dallo Stato per le nostre Forze Armate. Di loro avremmo bisogno ogni giorno per difendere questa nostra terra ed il nostro popolo aggrediti da un nemico oscuro e subdolo - le immigrazioni di popoli tanto fertili quanto incivili - mentre invece vengono impegnate per ingrassare le file degli iscritti alla CGIL ed al PD in odore di primarie.
Ma oggi è il giorno del ricordo e del rispetto delle vittime, non può esserci spazio per la polemica.
Vogliamo ricordare chi è caduto e le loro famiglie che ancor'oggi pagano, loro e solo loro, il prezzo di una strage cercata da politici da avanspettacolo che in ogni circostanza hanno una maschera da presentare, anche nelle solenni commemorazioni che riescono a trasformare, con la loro presenza, in operetta.
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